Ebbene sì, dopo proposte di happening futuristi, ecco comparire i primi sintomi di decadenza del movimento, l'inclusione dei poeti: dunque, beccatevi V. Majakoski e ME!!
La nostra marcia
Battete in piazza il calpestio delle rivolte!
In alto, catena di teste superbe!
Con la piena d' un nuovo diluvio
laveremo le città dei mondi.
Il toro dei giorni è pezzato.
Il carro degli anni è lento.
Il nostro dio è la corsa.
Il cuore è il nostro tamburo.
Che c' è di più celeste del nostro oro?
Ci pungerà la vespa d' un proiettile?
Nostre armi sono le nostre canzoni.
Nostro oro le voci squillanti.
Prato, distenditi verde,
copri il fondo dei giorni.
Arcobaleno, da' un arco
ai cavalli veloci degli anni.
Vedete, il cielo s' annoia delle stelle!
Senza di lui intrecciamo i nostri canti.
Ehi, Orsa Maggiore, esigi
che ci assumano in cielo da vivi!
Bevi le gioie! Canta!
Nelle vene la primavera è diffusa.
Cuore, batti la battaglia!
Il nostro petto è rame di timballi.
Appello alla scelta
I.
Anche e soprattutto mentre scompari
devi innalzare il canto
poiché ogni uomo è chiamato
duramente all’appello
ogni mattina
tutti i giorni
di conferma o protesta.
La politica è forse composta da spregevoli individui
che pospongono le loro individualità piacevoli
all’unico bene e all’unica
funzione verso la quale siamo chiamati:
Essere uomini non significa esistere
ma vivere pienamente e modificare
fino allo stremo
il nostro ambiente, ché la sola
sopravvivenza, piccola, non serve
a niente né tantomeno ci dona
felicità, ma soltanto incompletezza
illimitata fino a quando non agiremo
con volontà pura
ed il nostro io, disciolto a beneficio
della comunità.
II.
E se ci scacceranno ci resterà
soltanto giustizia
nelle vene,
molto più lucida e chiara
di tutte le nostre pene
molto più difficile e vasta
da farci tremare
come l’ampia notte stellata ai confini del mare
e se in effetti ci affascina il moto degli astri
è perché possediamo la facoltà divina di stupirci
/Ma se non sviluppiamo
contrariamente alla nostra natura
che tende a perdersi nella più abietta
noncuranza degli altri, come insieme
di gente che soffre e muore
realmente fucilata per un nulla
o peggio a cui viene strappato il cervello
da una continuata prostituzione dell’informazione.
III.
Io, in qualità soprattutto
di volontà singola, libera e pensante
vi esorto con Parole
che meditate diventano Pensieri
che incominciano a muovere un popolo intero
che producono finalmente scelte giuste.
Se la poesia possiede una forza reale
di smuovere dalla loro ignavia le persone
Io voglio che il suo ritmo
sia l’angelo che presiede e conduce la manifestazione
che urla più forte di tutti le grida
scarlatte ed in ogni uomo
ridesti l’amore
umano di Libertà per crepare un così
ignorante sovrano.
Se la poesia possiede la forza
ritmo e canto guidano la rivoluzione
che soprattutto dentro ogni singola coscienza
in fondo alla sua vita privata
che non mai pensa, mai
al di fuori di se stessa
struttura storica ricoperta di ruggine
verde e corruzione vecchia
col ritmo,
ritmo picchetto inizialmente
poi sfondo definitivamente questo involucro
di disinteresse generalizzato
per lo stato in cui siamo
ed in cui ci vogliamo.
IV
Le parole sono chiodi
enormi, sono frecce
gigantesche, lame
pali, spade, oggetti
di tortura che ti mostrano la tua vita come vera
Devi provare il disgusto necessario verso te stesso
se non protesti, non ti rivolti, non comprendi di stare
fumando il tuo tempo, Ricorda, ricorda
che gli anni sono pochi, pochissimi, ma la sofferenza,
il rimorso non sono sentimenti inscritti nel tempo
sono eterni.
Allora ti verranno a mentre le mie
poche parole e diverranno enormi ed ingombranti:
“Libertà, cultura, giustizia”
e ti verrà voglia di ammazzarti e forse,
forse sarà azione più giusta farlo
ché l’esistenza d’ignavi è come 0 per il mondo
Per tutta la tua vita hai preferito distarti,
illuderti, divertirti
ma ora la tua tana d’illusioni è crollata.
V.
Soltanto parole e ritmo
nella verità del linguaggio
hanno più potenza di tutti i discorsi
che ascolti. Soltanto ritmo ed azioni
ti sradicano dal tuo posto fittizio nella vita.
Se vuoi (perché è tua libera scelta) puoi tapparti i timpani
- per non udire, Ma io bucherò le tue mani
strapparti gli occhi – per non vedere
Ma io t’impianterò a violenza nuovi occhi
e senza palpebre così non ti potrai più riparare
Puoi opporre tutta la resistenza del tuo misero potere
ma la poesia che sorge nel mio cuore è la dea più malvagia che tu possa incontrare
Ed anche se tu sarai cieco, muto, sordo, infermo e nascosto
l’arte che vive in me ti verrà a cercare
Non avrai requie né giustificazioni
è inefficiente la difesa
poiché la tua colpa è enorme
peggio della morte d’infinite persone
il tuo non agire impoverisce l’universo.
VI.
Quando sarai già morto il tuo cadavere vomiterà tenebre fangose
come un turpe liquido globulare oscurerà la bellezza del mondo
Soltanto qua e là sporadici eroi bruciando,
porteranno il lampo della visone in una terra devastata
Questa è l’opzione:
a te il peso della scelta.
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